Il 17 gennaio un servizio televisivo di “Presa Diretta” su
Raitre (clicca qui o qui) ha
mostrato all’Italia intera l’incredibile situazione dell’Ospedale Carlo Urbani
di Jesi, dove per l’ennesima volta in pochi anni è impossibile effettuare l’IVG
(Interruzione Volontaria di Gravidanza) a causa del 100 % di medici obiettori di
coscienza.
Quindi, pochi giorni fa, abbiamo deciso di inviare presso
la struttura ospedaliera un nostro iscritto, per chiedere informazioni come
semplice cittadino: sono emersi particolari ancora più inquietanti e
incredibili. Ecco i dialoghi
(C=Cittadino; I= Infermiera; O=Ostetrica; N.N.= iniziali nome e cognome):
Una ostetrica esce dal reparto Degenza di Ostetricia e
Ginecologia e gli chiediamo:
C: “Scusi, il
reparto di IVG è qui?
O: “No, non lo
facciamo più.”
C: “Da quanto
tempo?”
O: “Da un pezzo, da
quando eravamo al Viale (della Vittoria, ndr), da un anno… Adesso si fanno le pratiche tutte al Distretto (Consultorio
di Via Guerri, ndr)
C: “Quindi qual è
l’alternativa?”
O: “Salesi (Ancona,
ndr), Senigallia, Fabriano”
C: “Ma non c’è l’obbligo
di garantire il servizio?”
O: “No, perché ci
possono essere tutti obbiettori e quindi non viene fatta. Noi garantiamo solo
l’interruzione per malformazioni, dopo le 12 settimane, quindi per patologie (ITG,
ndr). Ma l’Interruzione Volontaria non si
fa…”.
C: “Quindi a chi ci
si può rivolgere?”
O: “Tutte le
pratiche, come prima, vengono iniziate in Via Guerri, al Distretto Sanitario,
poi dopo loro indirizzano dove si effettua l’aborto”.
Quindi la situazione è ancora più grave di quando riferito dal servizio televisivo di Raitre, in quanto l’IVG è impraticabile non da tre mesi, ma da oltre un anno, senza che
nessuno ne sappia niente.
Dopo pochi minuti ci rechiamo presso l’Ufficio Relazioni
con il Pubblico della struttura ospedaliera e chiediamo all’operatrice:
C: “L’IVG è
garantita in questo ospedale?”
URP: “Dovrebbe
esserlo, dovrebbe esserlo. Credo di sì.”
Quando esprimiamo qualche dubbio, l’operatrice prova a
fare alcune telefonate per avere conferma, ma non trova nessuno. Quindi non
solo nessuno sa che l’IGV non si pratica più da mesi (il che è
incredibile per un Ufficio che esiste solo per dare queste informazioni) ma si è
anche all’oscuro di un servizio televisivo della Rai in prima serata che ha
denunciato questo serio disservizio.
Subito dopo ci rechiamo alla Direzione Amministrativa
dove c’è la Dr.ssa N. F., a cui chiediamo:
C: “In questo
ospedale è presente il servizio di IVG?”
N.F.: “Che io
sappia, sì. Però è un aspetto sanitario che io non seguo. Comunque che io
sappia, sì. Si pratica l’IVG”.
Non crediamo alle nostre orecchie e quindi decidiamo di
bussare ancora più in alto.
Ci rechiamo presso l’ufficio di “Segreteria della Direzione Medica Ospedaliera” dove
c’è la Dr.ssa D. F. a cui chiediamo:
C: “E’ garantito in
questo ospedale il servizio di IVG?”
DF: “Il servizio di
IVG? Sì, non è interrotto. Sì, è funzionante. Perché me lo chiede?”
C: “Perché avevo
sentito che non era garantito”
DF: “Che io sappia,
si fa”
C: “Pensavo che per
un servizio così importante ci fosse una risposta certa…”
DF: “Che io sappia
si fa, ma posso sentire la dottoressa V. F. (Direttore medico, ndr)… Sarebbe un’interruzione di servizio grande
e ne sarei stata informata… E’ un’interruzione di servizio grande, quindi c’è
interesse che ci sia” (sic!).
Terza risposta fotocopia: tutte e tre negano e rovesciano la situazione reale.
E’ credibile che tre importanti uffici, di cui uno in ruolo di
informazione al pubblico e due in ruoli dirigenziali, non siano a conoscenza
del fatto che nella loro struttura ospedaliera da molti mesi non è garantita una prestazione sanitaria così delicata e importante, che oltretutto era stata
al centro di aspre polemiche solo due anni prima?
E’ credibile che nessuno di loro abbia visto
o sentito parlare del clamoroso servizio della Rai e che né famigliari, né
amici, né colleghi abbiano riferito che una trasmissione in prima serata abbia denunciato questa grave interruzione di servizio nell’ospedale in cui lavorano con ruoli importanti?
Pensiamo che ognuno sia in grado di darsi una risposta e valutare
di quanta considerazione godano i cittadini.
Quindi ci rechiamo al Consultorio per
Ginecologia/Ostetricia del Distretto Sanitario di Via Guerri e chiediamo ad un’infermiera:
C: “L’IVG è
funzionante a Jesi?”
I: “Eh, no. No. (molto
sicura, ndr). Qui fanno le
certificazioni, poi dopo mandano in un altro centro oppure a Senigallia…”
Poco dopo chiediamo ad un’infermiera della Segreteria che
si occupa direttamente delle Certificazioni:
C: “L’IVG è attiva
all’ospedale di Jesi?”
I: “No! Noi facciamo
le Certificazioni, ma per la parte chirurgica si viene inviati ad un’altra
struttura: Fabriano, Senigallia o addirittura all’AIED. Ad Ancona no, lì solo i
residenti…”
Riassumendo: l’ostetrica che lavora nel reparto Degenza dell’ospedale
e le altre due infermiere che lavorano nel Consultorio del Distretto Sanitario, hanno confermato
che non si può praticare l’IVG al Carlo Urbani da molti mesi e per il ruolo che hanno non potevano che ammettere la realtà dei
fatti.
Invece dagli altri tre soggetti interpellati, che hanno ruoli
di informazione al pubblico o dirigenziali, abbiamo ricavato la netta impressione
che in realtà tutti sappiano, ma che la consegna sia quella di non far
trapelare la notizia tra i cittadini, aiutati in questo obbiettivo anche dal fatto
che una donna non va a sbandierare in giro che è stata costretta a recarsi
fuori Jesi per abortire, a causa del clima di condanna morale e ostracismo
sociale di cui è spesso è fatta oggetto.
Ma una “riservatezza” del genere si riesce ad ottenere solo
con la complicità e l’omertà diffusa tra la popolazione e soprattutto tra i vari
protagonisti (tutti ormai assai screditati) della vita politica e sociale locale: media,
associazioni, sindacati, partiti politici, giunta e sindaco.
Sorprende invece il silenzio del M5S jesino, della
consigliera regionale Romina Pergolesi e della deputata Donatella Agostinelli,
ambedue jesine, che avrebbero dovuto schierarsi anche dalla parte delle
cittadine che intendono usufruire di una legge dello stato, ma che invece non
hanno detto una parola su questa situazione inaccettabile e illegittima.
Al contrario, da un mese e anche in questi ultimi giorni,
il M5S sta facendo interpellanze parlamentari, manifestazioni e comunicati
stampa di protesta per la chiusura dei
Punti Nascita nelle Marche e per la “difesa” della Vita: anche per il M5S i
cittadini non sono proprio tutti uguali, specialmente quando si tratta di
raccattare voti dai cattolici e ingraziarsi le curie vescovili…
Altrettanto scandaloso è il silenzio dei media locali,
che evidentemente hanno indicazioni dall’alto di non occuparsi di questo imbarazzante caso o semplicemente si autocensurano per paura: a noi è bastato mandare un semplice cittadino a
chiedere informazioni per mettere in luce un panorama inquietante, pensate che cosa potrebbe fare un giornalista, se lo volesse…
Mi domando quale rabbia contro l'umanità abbia dentro chi spreca il proprio tempo a indignarsi perché in un ospedale tutti i medici sono obiettori, sacrosanto diritto di chi non vuole sporcarsi le mani e soprattutto la coscienza con il sangue di un innocente. Gli appassionati di aborti possono iscriversi a medicina e dopo dieci anni dedicarsi a questa triste pratica che anziché far nascere i bambini li fa morire
RispondiEliminaLei si fa delle domande assai bizzarre.
RispondiEliminaLa legge 194 impone che venga garantito il diritto all'aborto. Punto.
Se questa legge non le piace può andare a vivere nello stato teocratico del Vaticano o a Malta dove l'aborto è del tutto illegale anche se la madre è stata stuprata o va incontro a morte sicura.